Crescere mio figlio: costruzione di una relazione

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La relazione non è solo un rapporto amoroso e passionale tra due persone. La relazione è affare molto delicato e complesso e può riguardare amicizia, lavoro, parentele. Di qualunque tipologia sia, va curata.

Dal momento in cui ho messo al mondo mio figlio ho sempre avuto un obiettivo: FARLO STARE BENE.

Ma non solo: ho sempre desiderato e fatto in modo che fosse sereno, felice, sicuro, tranquillo, educato, rispettoso.

Devo dire che fino ad ora ci sono riuscita sempre. Sempre. Ovviamente con molte difficoltà, soprattutto nel periodo post separazione dal padre e durante i suoi normali momenti di crescita interiore, nei quali, per fare un passo verso l’indipendenza, mi respinge e mi maltratta per difesa.

Spesso mi chiedo perché riesco sempre nel mio obiettivo con lui.

Giovanni di natura, è molto bravo e io non mollo mai. Non mi considero mai arrivata come madre e ciò che gli davo ieri, gli do oggi. Non penso mai: “oooh direi che ho fatto abbastanza, ora tiro i remi in barca”.

No.

Gli do sempre molte attenzioni. Di che tipo?

Lo faccio sentire sicuro dei miei sentimenti, sempre voluto: ad esempio dicendogli che avevo molta voglia di rivederlo quando lo vado a prendere all’asilo o dal padre, oppure che sono felice di trascorrere il determinato momento con lui.
Gli spiego tutto. Ma tutto. Dal perché non si parla ad alta voce in mezzo alla gente, al perché non deve mai uscire dall’auto senza guardare prima fuori dalla porta, a cos’è la morte, il moccolo, l’inquinamento, perché bisogna essere sempre buoni e gentili con gli altri..

Non gli racconto mai bugie. Gli dico la verità anche se è scomoda e devo dire che questo mi aiuta a comportarmi in maniera più corretta.

Se gli dico di sì è SEMPRE SÌ. Non rimangio mai la parola e mantengo SEMPRE le promesse che gli faccio.

Se gli dico no è SEMPRE NO. Gli spiego perché riceve il no. A differenza del sì, il no può trasformarsi: se se lo guadagna con un merito concreto, diventa sì.

Sono coerente: ciò che non può fare lui, non lo faccio nemmeno io. Inoltre non vario le sue o le nostre regole a comodo o piacere mio. Ma solo per lui. Se può imparare qualcosa da un cambiamento di regola o un’apertura…ben venga però devo essere sicura che capisca bene il perché sia stato possibile a differenza delle altre volte.

Gli insegno il rispetto per me, facendogli vedere il mio rispetto e attenzione per lui, per i suoi sentimenti, per le sue debolezze, per i suoi limiti e per i suoi lati negativi.

Lo lascio libero di fare e sbagliare e non gli dico mai “te l’avevo detto” ma piuttosto “tutto bene? Ci stai male per avere sbagliato? Vieni che ti do un bacino. Sono certa che farai meglio la prossima volta!”

Gli dico sempre e da sempre “ti voglio bene” e lo bacio spesso. L’ho fatto per la prima volta quando era appena uscito dalla mia pancia. Gli esprimo le mie emozioni e sentimenti, negative e positive, nei suoi confronti e in generale. Lui ha così ha imparato a mostrare il suo affetto agli altri: dice a me, ai suoi nonni e ai suoi cari amici “ti voglio bene” nelle situazioni giuste, li abbraccia abbondantemente e sa esprimere senza vergogna altre sfumature di sentimenti nei nostri confronti.

Lo lodo SEMPRE quando fa cose positive e spesso gli dico quanto sia fiera di lui per…(perché sei educato, perché sei simpatico, perché mi hai obbedito subito).

Abbiamo un rapporto di fiducia e quando disobbedisce è proprio perché vuole farsi notare o sgridare o andarmi contro perché magari è arrabbiato con me.

Se c’è fiducia, coerenza, rispetto e attenzione tra madre e figlio, è già tanto.
Essere chiari. Sicuri. Dedicare tempo alle spiegazioni, alla comunicazione, ad osservare i figli e farsi osservare…queste sono le mie chiavi.

ATTENZIONE! 

Non mancano i momenti in cui ho voglia zero di “fare la madre”, mi scoppia la testa e non vorrei più sentire dire “mammaaaa!”, mi chiede di fare un gioco ed io voglio guardare Zalando e gli dico di no e capita che magari lo sgrido solo perché sono nervosa io oppure lo metto davanti alla TV perché ho la mente sovraffollata di cavoli miei.

Però…però poi faccio il mea culpa con lui: il giorno dopo gli chiedo scusa per averlo trascurato o per averlo sgridato per nulla e gli do le relative spiegazioni dei miei perché.

Giuro che è utile e capisce anche perché mi mostro umana.

1 commento

  1. Elisa

    Io ho 2 gemelle di 5 anni e faccio tutto ciò… e comunque spesso mi ritrovo a dover ricominciare da capo… sembra che abbiano capito la lezione ma poi ricombinano lo stesso guaio… ti invidio che riesci così bene

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