La mia prima mezza maratona: prima, durante e dopo

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Ho deciso di iscrivermi alla mia prima mezza maratona 3 settimane prima dell’evento.

In realtà volevo iscrivermi a luglio, poi ho preferito la mezza di Amsterdam a quella di Roma.

Ho scelto Amsterdam perché c’è anche la gara di 700 metri per i bambini la mattina e mio figlio Giovanni ci tiene tanto a fare ciò che faccio io.

Però poi, a 3 settimane dalla mezza di Roma mi sono detta:

“Perché mai non farle entrambe?”

Roma è una città molto rappresentativa a livello emotivo e sentimentale per la mia vita.

Per la prima sono stata col mio ex fidanzato più speciale, ci sono poi tornata con mia madre quando ho deciso di “smettere di essere bulimica” per distogliermi dal pensiero fisso CIBO.

Lì ci eravamo ripromesse di rifare lo stesso viaggetto quando mi fossi ripresa e direi che momento migliore di questo ad oggi non c’è mai stato nella mia vita. Invece lei ha qualche problema fisico.

Ho poi avuto un fidanzato romano e ho un po’ vissuto la Roma meno turistica.

Insomma tutte le strade mi portavano a Roma ed ecco!

Primo pensiero?

“Non ho tempo per prepararla, in più 2 settimane prima vado in Egitto in ferie, non ho proprio modo. Ok vado e la prendo come un’esperienza.”

Diciamo che un pochino mi sono preparata:

  • Ho incremento i running settimanali da 3 a 4.
  • Mi sono data l’obiettivo di non superare mai i 5.15” al km qualsiasi distanza percorressi.
  • Ho rallentato la velocità nel mio allenamento bike ma aumentato la durata.
  • Ho cambiato qualche esercizio gambe nel mio allenamento muscolare.
  • Ho introdotto il nuoto.

Prima di questa gara, avevo mai mai corso più di 13 km consecutivi.

Non avevo proprio idea di come potesse reagire il mio corpo.

Sicuramente metterlo sempre alla prova come faccio io, tenerlo allenato anche in situazioni meno agevoli o facili, come correre nel deserto del Sinai con 42º gradi alle 10 di mattina, tenendo un buon passo, è stato molto utile, temprante e allenante.

Diciamo che avevo 3 sicurezze:

  1. il mio stato mentale: so che ce la si fa sempre. Me la sono sempre cavata anche in situazioni ben peggiori. La testa fa tutto. Tutto. Quindi potendo contare su di me, ero già serena;
  2. il mio stato fisico: allenata sempre, muscoli forti, resistenti e potenti, nutrito e curato ogni giorno, non solo a periodi. Il mio stile di vita molto healty gioca sempre a mio favore;
  3. forte motivazione: ero davvero molto curiosa di sperimentare le capacità del mio corpo e della mia testa in un running lungo. Volevo farcela anche senza allenamento, ero davvero sicura di poterla fare anche in 2 ore ma senza problemi.

Il fatto è che il problema c’è stato: a 2 settimane dalla gara mi ha morso un cane proprio mentre correvo nel deserto.

In Egitto purtroppo la Rabbia è una malattia mortale ancora molto diffusa. Quindi ho dovuto fare molte cure pesanti. Il morso nel polpaccio in sè, anche se profondo, non mi ha dato problemi, anzi dopo il morso ho continuato a correre per diversi km.

Ma siero antidoto, vaccini vari, antibiotici e profilassi anti rabbia, mi hanno distrutto le gambe.

Per le 2 settimane precedenti la gara non andavo proprio. Faticavo a correre, non giravano, erano legnose e bloccate.

L’avevo già data persa.

Nel senso che mi sono arresa al fatto che non sarebbe mai stata un happy running goduto e gustato ma una gara in cui avrei dovuto tirarmi solo con la testa.

Anche perché in Egitto mi era persino venuta la gastroenterite, quindi il mio stato fisico era parecchio debilitato.

Poi il giorno pre gara, nel running di prova di 10 km, magicamente ho ritrovato le mie gambe!

Erano loro: forti, piene, energiche, più correvano più ne avevano.

FINALMENTE AVEVANO RIPRESO A GIRARE!

E così il mio stato d’animo è cambiato. Le mie prospettive sono cambiate. La luce nei miei occhi è cambiata!

Giorno dalla gara: c’ero. Lo sapevo, lo sentivo. Sarebbe andata bene. Ho fatto una super prestazione infatti.

Senza aspettative e senza paure.

Tutto era nuovo.

Ho pianto di gioia, commozione e sfogo, al 5º quando siamo passati davanti al Colosseo.

Mi è venuto in mente un pezzo del film “Mangia, prega, ama” in cui la protagonista è dentro al Colosseo per ricostruire se stessa e dice:

“Dalla distruzione, dalle macerie, avviene la costruzione”.

Ho pianto al 16º quando mi hanno detto che ero la 28ª donna.

Ho pianto al 20º quando una donna passante mi ha tagliato la strada proprio mentre stavo dando tutto, fino all’ultimo granello di energia per arrivare.

Non volevo più solo arrivare.

Volevo arrivare bene. Con un tempo SUPER. Volevo dare il massimo.

Mi dicevo:

“Non riuscirò mai più a rifare una gara così, ho già dato tutto ormai”

Balle! Sono già pronta anche se non fa per me correre così a lungo.

Preferisco attività più brevi a livello di durata.

Ho parlato a me stessa per 1 ora e 39′. Ho visto questo tête a tête come un’opportunità, un privilegio di avere isolamento e silenzio assoluto.

Concentrazione. Obiettivi. Voglie. Frustrazioni. Sogni.

Pensavo che le mie giornate sono molto più dure, piene, pesanti e difficili questi 21 km dove dovevo solo muovere le gambe e potevo lasciare andare la mente ovunque!

Tutto era chiaro. Mi appariva.

Non guardavo più i km. Guardavo il tempo che mi rimaneva per poter stare con me.

Alla fine ho spinto ancora di più perché ero curiosa di scoprire il mio tempo.

Insomma “la corsa perfetta.”

In salita risparmiavo le gambe utilizzando di più le braccia. In discesa spingevo più forte.

E sin dall’inizio non sono mai andata al risparmio. Ho pescato che se non avessi avuto più forze, avrei rallentato. Ma fino a quel momento…SPINGERE!

Ecco. Chiusa in un tempo inaspettato. 1.39′. 4ª di categoria. 20ª donna assoluta. E tanta soddisfazione e gioia nel cuore.

INFORMAZIONI PRATICHE

  1. Due sere prima della gara ho cenato con molti carboidrati e calorie.
  2. Il giorno ore gara mi sono comportata come fosse un giorno qualunque anche a cena.
  3. La mattina della gara ho mangiato molto pane e marmellata con poco latte.
  4. Ho bevuto poco da mezzanotte in poi.
  5. Mi sono vestita leggerissima, comodissima e tecnica: top corto, shorts corti e aderenti, calze compressive. Niente slip in gara.

Ecco tutto.

Se ho dimenticato qualcosa, chiedere.

Ultima cosa: non sono wonder woman. Possiamo tutte. Credetemi tutte. E non solo una gara, possiamo anche svoltare la nostra vita. Basta volerlo, lottare e avere testa positiva e pensante.

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