Self – love: come iniziare a volersi bene

Categorie

Un giorno, 8 anni fa, mi sono accorta di non sapere volere bene a me stessa.

Me lo diceva il mio ex analista già da tempo, ma non capivo, non vedevo, ero annebbiata.

Un giorno, quando avevo partorito da poco, è successa una cosa straordinaria: mi è venuto un attacco d’ansia.

Sembra strano vero che io dica così?

Eppure quell’attacco d’ansia mi ha illuminata.

Invece di volerlo scacciare come ero solita fare, l’ho voluto ascoltare.

Sentivo di doverlo fare per il bene di mio figlio che, accanto a me in macchina, dormiva beato.

“Se il mio bambino dorme beato, significa che si fida di me, non posso tradirlo e avere paura di me stessa!”

Ho lasciato che quell’attacco d’ansia mi pervadesse corpo e mente: vedevo appannato, mi girava la testa, mi batteva il cuore e i pensieri erano brutti e fitti.

Ascoltandoli dicevano:

“Ho paura, non posso essere in grado, ora devo fare la spesa, poi devo tornare a casa, essere una perfetta mamna, moglie e donna di casa. Come faccio? Non sono in grado. Non me lo merito…”

In quel momento ha preso significato una frase del mio ex analista:

“Lei Beatrice fa ciò che può, si dia una pacca sulla spalla e si ringrazi, lo vede dove si è portata?”

Finalmente lo vedevo. Mi ero portata in salvo mille tante di quelle volte che non dovevo tenere nulla.

Quel giorno, per la prima volta, sono tornata a casa e non ho rassettato casa.

Sapete cos’ho fatto?

Mi sono data lo smalto con Giovanni nella fascia.

Da quel giorno diventò un’abitudine del post colazione del sabato mattina.

Mi trascuravo fa troppo tempo e quel mio tralasciare la cura di me stessa era solo segno di carenze più gravi nei miei confronti.

In pochi giorni ho visto tutto ciò che non andava.

  • Tenevo nascoste le mie corse o i miei allenamenti in palestra perché avevo paura del giudizio.
  • Andavo a tutte le cene ed eventi che voleva il mio ex anche contro voglia perché…”si deve fare così”.
  • Mettevo maglie bucate.
  • Non curavo per bene la mia epilessia.
  • Facevo colazione alle 2 di notte perché soffrivo di insonnia.
  • Mi veniva voglia di abbuffarmi per riempire i miei vuoti e non lo facevo non per me, ma per non farmi vedere dal mio piccolo cucciolo.
  • Non avevo interessi miei reali.
  • Non mi vestivo come piaceva a me, ma come piaceva al mio ex e come doveva vestirsi una mogliettina…

Ma Bea??? Sveglia!

La rivoluzione è iniziata. Il percorso è stato lungo, durato 5 anni e credo che sia sempre un work in progress, ma sono riuscita ad uscire dal bozzolo e ad affermare me stessa.

Ecco questo è il primo passo per il self- love. Riconoscere, accettare ed amare chi siamo realmente.

Io amo fare sport, io mi piaccio magra, io amo vestire con jeans larghi, calze strane e scarpe grosse.

Io amo pitturare, leggere cose che altri non leggono, amo perché devo, andare a letto presto e far partire altrettanto presto le mie giornate perché…non vedo l’ora di fareeee!

Io detesto stare sul divano, per me una coccola deve durare 3”, odio cucinare, odio fare le pulizie, odio guidare.

Io amo lavorare, usare la testa, creare, essere d’aiuto, correre alle 5 senza vergogna, amo coinvolgere, amo dare speranza.

Subito dopo questa presa di coscienza, vedevo le cose molto facili e volevo sistemare tutto e subito.

Ma non potevo. Lì ricordo di aver avuto una défaillance. Poi…ho deciso di aver pazienza perché anche questo significa amarsi.

La pazienza l’ho imparata con l’allattamento, quando dovevo stare 2 ore sul divano immobile e inerme, con mio figlio dipendente da me. Beh è diventata poi una cosa divina s’intenda, l’ho allattato 2 anni!

Ho comprato maglie, mutandine e reggiseni nuovi, ho smesso i panni della “sciura” e ho ripreso a vestirmi come mi pareva.

Ho iniziato un corso di pittura e uno di contabilità. Ho iscritto mio figlio a nuoto e prima della casa venivo io.

Prima allenamento e colazione, poi Giovi e poi casa.

Insomma mi ritagliavo momenti piacevoli e mi auto dedicavo gesti d’amore.

Giorno dopo giorno imparavo qualcosa di me e magari abbattevo un limite.

Ho smesso di pensare “non mi abbuffo sennò Giovi…” e mi dicevo “non mi abbuffo perché mi faccio del male, cosa ti rende triste ora Bea? Non nascondertelo!”

E così via fino a qua: mamma single, che corre, personal trainer affermata, donna felice ed orgogliosa della sua vita particolare ma è la mia!

Quella che mi fa essere grata a me stessa e mi permette ogni giorno di guardarmi allo specchio e trovare la vera me.

Amiamo chi siamo e se non lo sappiamo, cerchiamoci.

3 Commenti

  1. Fernanda

    Articolo bellissimo. Mi stai aprendo un mondo di pensiero tutto nuovo..grazie! Ho tanto da imparare da te, tanto su cui riflettere. È da tempo che ho questa sensazione latente di incompletezza, questo senso di smarrimento, la confusione di non sapere realmente cosa voglio dalla vita e dove sto andando. Peccato non essermele poste prima queste domande, prima di una laurea un matrimonio e tre meravigliosi bimbi. Ma probabilmente è questa la strada per arrivare alla vera me, alla serenità.
    Grazie perché con i tuoi post e le tue storie mi dai coraggio ed energia. Ti stimo!

  2. Anonimo

    Sei Forte BEA !!!!!
    Grande Mamma !!!! Grande Donna ???
    Complimenti ??????

  3. Anonimo

    Grazie! Ti seguo da un po’ e mi si sta aprendo un mondo!soffro da sempre di attacchi di panico e ipocondria e n do come uscirne ! In più un matrimonio che inizia a starmi stretto ma che nn mollo x paura di restare sola! Sei una grande ?❤️?

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.